Project Description
Il Comune di Posada (NU) ha, nel corso degli ultimi anni, intrapreso una scelta di pianificazione e gestione delle trasformazioni del territorio, in particolare a Monte Orvile, che si è dimostrata all’avanguardia per la messa in sicurezza del territorio dalla speculazione edilizia e da fenomeni di dissesto idrogeologico.
A Posada si è fatto tesoro delle conseguenze traumatiche delle alluvioni, visto che dall’inizio del secolo si sono verificati episodi alluvioni ben 5 volte (nel 2004, 2006, 2008, 2009 e 2013). Negli anni 2004 e 2006 hanno ceduto gli argini in sponda sinistra del fiume Posada con conseguente allagamento della piana e ingenti danni a bestiame, colture e abitazioni. Nell’anno 2008 in seguito a violente precipitazioni c’è stato uno smottamento alle pendici del centro storico ed infine nell’anno 2009 nel mese di settembre è crollato il ponte sulla Strada 125 sul rio San Simone, costruito ai primi del ‘900, mentre l’ultima alluvione del 2013, la più disastrosa, è servita per “testare” l’efficacia delle scelte pianificatorie. Questo ha comportato il blocco totale dell’edificazione nella pianura alluvionale che il PAI classificava come Hi4 (area a pericolosità idraulica massima).
Negli anni compresi tra il 1995 e 2005 il Comune di Posada è stato interessato da un notevole sviluppo edilizio-speculativo. Il boom edilizio determinò il consumo di quasi tutte le aree edificabili e spinse le amministrazioni di allora ad elaborare un Piano urbanistico comunale per dare una risposta alla crescente richiesta di aree e volumi edificabili.
Si pose un freno a tale tendenza nel 2004, con la Legge Regionale “salva coste”, quando si avviò formalmente il processo di redazione e approvazione del Piano Paesaggistico Regionale (concluso nel 2006), mediante la previsione di misure di salvaguardia temporanea volte a limitare l’edificabilità nella fascia costiera.
Il PUC ha dimostrato la sua efficacia in occasione dell’alluvione del novembre 2013, quando l’intera regione è stata colpita dal Ciclone Cleopatra e nella diga sul Posada, dimensionata per una capacità di invaso di 25 milioni di metri cubi d’acqua, sono transitate portate di 3500/3700 metri cubi al secondo, il doppio di una piena ordinaria del Po.
Rispetto alle previsioni del PUC, le aree allagate non hanno interessato quelle perimetrate come edificabili dal Piano, sono invece state allagati tutti gli edifici privati (depositi attrezzi) realizzati nella pianura alluvionale e le principali infrastrutture viarie (strada statale 125) costruiti ante piano urbanistico e Piano di Assetto Idrogeologico.
Tra gli obiettivi strategici previsti nel Piano che si sono concretizzati successivamente alla sua approvazione, di particolare importanza è l’acquisizione del Monte di Orvile al demanio comunale e la sua riqualificazione ambientale. L’intervento è consistito nell’acquisizione al demanio comunale dell’area di Monte Orvile, di circa 60 ettari, al fine di governare il processo di riqualificazione, tutela e restituzione alla fruizione collettiva del caposaldo orografico che costituisce l’estremità nord dell’arco costiero posadino e del sistema estuariale del rio Posada. L’area è coperta da una delle tante pinete litoranee impiantate nel corso del Novecento per consolidare le dune e difendere le colture dai venti marini, o talvolta soltanto per dare valore a terreni costieri non altrimenti utilizzati. Nel 2014 è stato istituito il Parco naturale regionale di Tepilora, fortemente voluto dalle Amministrazioni comunali di Posada, Torpè, Lodè e Bitti e dalle quattro comunità locali, che assume l’asta fluviale del Rio Posada come elemento di connessione tra i territori componenti l’area protetta.
A chiudere il percorso amministrativo, nel 2014, è avvenuta la cessione dell’area in comodato d’uso gratuito per quattro anni all’Ente Foreste della Sardegna (oggi Fo.Re.S.T.A.S.) e l’inserimento da parte della Regione nel Programma di recupero delle pinete litoranee, e gli interventi necessari al recupero funzionale della pineta sono in corso di esecuzione.