In un nuovo studio, pubblicato sulla rivista Bioscience, è stata aggiornata un’analisi del 2019, approvata da 15.000 scienziati, in cui viene rimarcato come i “segni vitali” della Terra siano peggiori che in qualsiasi momento della storia umana. Il rapporto ha rilevato che 20 dei 35 segni vitali planetari utilizzati per monitorare la crisi climatica sono a livelli estremi record, incluse le emissioni di gas serra, la temperatura globale, l’innalzamento del livello dei mari, il numero della popolazione umana e del bestiame.
Molti record climatici sono stati superati con margini enormi durante il 2023, finora, tra cui la temperatura globale dell’aria, la temperatura dell’oceano e l’estensione del ghiaccio marino antartico. La ricerca sottolinea come la temperatura superficiale mensile più alta mai registrata si sia verificata nel mese di luglio di quest’anno ed è stata probabilmente la più calda mai registrata negli ultimi 100.000 anni. Il rapporto elenca i gravi impatti dei recenti eventi estremi come le gravi inondazioni in Cina e India, ondate di caldo estremo negli Stati Uniti e il Medicane che ha causato la morte di migliaia di persone in Libia.
Gli autori dello studio affermano che la nostra migliore speranza per prevenire una serie di punti di svolta climatici è identificare e innescare una transizione rapida e giusta verso un futuro sostenibile, altrimenti il rischio è che, entro il 2100, dai 3 ai 6 miliardi di persone potrebbero trovarsi al di fuori di aree vivibili, a causa della presenza di caldo intenso, di una disponibilità di cibo limitata e di tassi di mortalità elevati.
I ricercatori hanno sollecitato una transizione verso un’economia globale in particolare da parte del 10% dei Paesi principali emettitori, responsabili di quasi il 50% delle emissioni globali nel 2019. Le raccomandazioni degli scienziati includono l’eliminazione graduale dei sussidi ai combustibili fossili, l’incremento di politiche di protezione delle foreste, lo spostamento graduale verso diete a base vegetale nei Paesi ricchi e l’adozione di trattati internazionali per porre fine ai nuovi progetti di impianti a carbone ed eliminare gradualmente petrolio e gas.
Infine, viene sottolineato il ruolo dell’adattamento ai cambiamenti climatici, in particolare visti i crescenti rischi di gravi perdite simultanee di raccolti in più regioni del mondo, che necessitano di sforzi mirati per migliorare la resilienza delle colture e la resistenza al caldo, alla siccità e ad altri fattori di stress climatico.