La Atlantic Meridional Overturning Circulation (Amoc), corrente atlantica meridionale, potrebbe collassare già fra pochi anni, secondo un nuovo studio pubblicato su Nature Communications dal titolo “Warning of a forthcoming collapse of the Atlantic meridional overturning circulation“. Gli impatti che ne deriverebbero sarebbero catastrofici, tra cui differenze di temperatura anche di alcuni gradi centigradi in pochi decenni.

La Amoc, attiva negli ultimi 12.000 anni, è fondamentale negli equilibri climatici globali perché trasporta acqua calda dell’Oceano Atlantico verso nord, fino al Polo, dove si raffredda e di conseguenza scende in profondità. L’instabilità rilevata è dovuta all’afflusso di acqua dolce provocato dall’accelerazione dello scioglimento della calotta glaciale della Groenlandia.

Un collasso di Amoc avrebbe conseguenze disastrose in tutto il mondo, interrompendo ad esempio le piogge da cui dipendono miliardi di persone per il cibo in India, Sud America e Africa occidentale. Aumenterebbero le tempeste violente e le temperature in Europa si abbasserebbero notevolmente, mentre in Nord America porterebbe a un innalzamento del livello del mare sulla costa orientale. Inoltre metterebbe ulteriormente in pericolo la foresta pluviale amazzonica e le calotte glaciali antartiche. 

Il nuovo studio ha utilizzato i dati sulla temperatura della superficie del mare che risalgono al 1870 come proxy del cambiamento di forza della corrente Amoc nel tempo. L’analisi si basa sull’aumento delle emissioni di gas serra senza misure di mitigazione rispetto alla situazione attuale. Se le emissioni inizieranno a diminuire, come previsto dalle attuali politiche climatiche, allora il mondo avrebbe più tempo per cercare di mantenere la temperatura globale al di sotto del punto di non ritorno dell’Amoc.

La valutazione più recente dell’Intergovernmental Panel on Climate Change ha concluso che l’Amoc non crollerà in questo secolo, ma gli autori del nuovo studio affermano che i modelli utilizzati in precedenza hanno una risoluzione grossolana e non sono capaci di analizzare i processi non lineari coinvolti, il che potrebbe renderli eccessivamente conservativi. 

C’è ancora una grande incertezza su dove si trovi il punto di non ritorno dell’Amoc, ma l’aspetto più interessante, e allarmante, del nuovo studio è che sia molto più vicino di quanto pensassimo.