Storico voto all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite che con 161 voti favorevoli e otto astensioni, il 28 luglio scorso, ha adottato una risoluzione che dichiara l’accesso ad un ambiente pulito, sano e sostenibile, un diritto umano universale. Gli astenuti: Cina, Russia, Bielorussia, Cambogia, Iran, Syria, Kyrgyzstan ed Etiopia.

La risoluzione invita gli Stati, le organizzazioni internazionali e le imprese ad intensificare gli sforzi per garantire un ambiente salubre per tutti. Si tratta di uno storico passaggio il cui obiettivo più ampio è mettere assieme i Paesi per  unirsi nella lotta collettiva contro la triplice crisi planetaria del cambiamento climatico, della perdita di biodiversità e dell’inquinamento. Nella pratica la decisione aiuterà anche gli Stati ad accelerare l’attuazione dei loro obblighi ed impegni in materia di diritti umani e ambientali. 

Il testo, originariamente presentato da Costa Rica, Maldive, Marocco, Slovenia e Svizzera lo scorso giugno, e ora co-sponsorizzato da oltre 100 paesi, rileva che il diritto ad un ambiente sano è legato al diritto internazionale esistente e afferma che la sua promozione richiede la piena attuazione degli accordi ambientali multilaterali. Riconosce, inoltre, che l’impatto dei cambiamenti climatici, la gestione e l’uso non sostenibili delle risorse naturali, l’inquinamento dell’aria, del suolo e dell’acqua, la gestione scorretta delle sostanze chimiche e dei rifiuti e la conseguente perdita di biodiversità interferiscono con il godimento di questo diritto – e che il danno ambientale ha implicazioni negative, sia dirette che indirette, per l’effettivo godimento di tutti i diritti umani.

Nel 1972, la Conferenza delle Nazioni Unite sull’ambiente a Stoccolma è stata la prima a porre le questioni ambientali al centro delle preoccupazioni internazionali e ha segnato l’avvio di un dialogo tra paesi industrializzati e paesi in via di sviluppo sul legame tra la crescita economica, l’inquinamento dell’aria, dell’acqua e degli oceani e il benessere delle persone in tutto il mondo. Gli Stati membri delle Nazioni Unite allora dichiaravano che le persone hanno un diritto fondamentale a “un ambiente di qualità che consenta una vita dignitosa e di benessere”, chiedendo un’azione concreta ed il riconoscimento di questo diritto. 

Le conseguenze del cambiamento climatico stanno diventando sempre più evidenti, a causa della maggiore intensità e gravità della siccità, della scarsità d’acqua, degli incendi, dell’innalzamento del livello del mare, delle inondazioni, dello scioglimento dei ghiacci polari, delle tempeste catastrofiche e del declino della biodiversità. Nel frattempo, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), l’inquinamento atmosferico è la principale causa di malattie e morte prematura nel mondo, con oltre sette milioni di persone che muoiono prematuramente ogni anno a causa dell’inquinamento. Infine, il declino o la scomparsa della diversità biologica – che include animali, piante ed ecosistemi – ha un impatto sull’approvvigionamento alimentare, sull’accesso all’acqua pulita e sulla vita delle persone in generale.