Uno dei lavori più esaustivi sulla situazione climatica e sui rischi rispetto agli impatti dei cambiamenti climatici è il “G20 Climate Risk Atlas” della Fondazione CMCC (Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici). Si tratta di un documento di sintesi per i Paesi del G20, con schede grafiche per le diverse nazioni che includono una panoramica degli impatti, dei rischi e delle interazioni con i cambiamenti climatici previsti per la metà e la fine del secolo.
L’Atlante fornisce un quadro completo delle tendenze storiche e dei futuri cambiamenti climatici, utilizzando indicatori come quelli sviluppati da Enel Foundation sulla transizione energetica e studi internazionali, incluse relazioni tecniche e materiali prodotti nell’ambito dei progetti Horizon 2020. La serie di diverse fonti e metodologie incluse ha richiesto uno sforzo significativo per armonizzare i risultati e presentarli all’interno di un quadro coerente.
Il linguaggio semplice ed un design chiaro ed efficace assicurano che l’Atlante sia di facile consultazione, in special modo grazie alle schede informative per Paese suddivise nei principali settori interessati: clima, mare, coste, acqua, agricoltura, foreste e incendi, città, salute, energia, impatto economico e politica.
Una situazione già oggi così difficile, con lunghi periodi di siccità, anche in inverno, interrotti da episodi alluvionali, sta generando gravi danni alle economie locali ed impatti rilevanti nei settori agricoli e produttivi fondamentali per interi territori. Sempre nello studio “G20 Climate Risk Atlas” di CMCC vengono messe in risalto le specifiche dei danni totali causati dalla siccità e dagli eventi climatici estremi sull’agricoltura. Le perdite economiche in Italia saranno enormi già entro la metà del secolo in uno scenario a basse emissioni, con un picco del 2,2% del PIL, ossia 36 miliardi di euro. In uno scenario con alte emissioni le perdite potrebbero raggiungere 116 miliardi di euro (oltre l’8% del PIL) entro la fine del secolo.
Drammatici gli scenari nei diversi settori, come quello agricolo, dove le perdite di rendimento potranno determinare una contrazione della produzione quantificabile in 12,5 miliardi di euro (ossia il 0,7% del PIL) con una temperatura media in aumento di 2°C, ed a 30 miliardi di euro (o l’1,9% del PIL) con una temperatura aumento di 4°C.
Il cambiamento climatico, inoltre, può ridurre l’idoneità dei suoli a coltivare varietà di alta qualità portando a un drastico calo dei valori dei terreni agricoli. In questo caso le stime parlano di una perdita, entro fine secolo, tra l’1 e l’11% dei valori aggregati dei terreni agricoli in uno scenario di emissioni medie e tra il 4 ed il 16% in uno scenario con elevate emissioni.
Un altro aspetto analizzato è quello degli impatti sulle aree costiere, dove i danni annuali attesi, in uno scenario ad emissioni elevate, potrebbero raggiungere il picco di 81 miliardi di euro già nel 2050. Entro il 2100 i danni annuali potranno variare tra 18,4 e 213 miliardi di euro a seconda delle diverse ipotesi di adattamento.
Annualmente le esondazioni fluviali potrebbero provocare danni per 9,6 miliardi di euro, colpendo in particolare le infrastrutture, mentre il settore della pesca vedrebbe una flessione di produzione nel 2070 compresa tra 191 e 323 milioni di euro, rispettivamente in uno scenario a basse e ad alte emissioni.
Infine verrebbe pesantemente colpito anche il turismo, uno dei settori più importanti in Italia e che nel 2019 ha contribuito per il 10,4% del PIL nazionale. La perdita di attrattività delle destinazioni italiane, dovuta a giornate troppo calde o alla mancata formazione di neve durante la stagione invernale, può portare ad impatti economici tra 17 e 52 miliardi di euro a causa della domanda turistica ridotta, rispettivamente in uno scenario di basse e alte emissioni.
Tutte le informazioni sono disponibili su: https://www.cmcc.it/g20
La scheda sull’Italia: https://files.cmcc.it/g20climaterisks/Italy.pdf