Sono ormai sempre più numerose le ricerche e gli studi mondiali che si dedicano all’analisi della siccità e delle conseguenze di temperature estreme. Le nuove proiezioni climatiche dell’ARC Center of Excellence for Climate Extremes, a Sydney, ci dicono che il clima dta mutando ancor più velocemente e che, in regioni del Mondo come l’Amazzonia, il Mediterraneo, l’Africa meridionale e l’Australia, le precipitazioni si stanno sensibilmente riducendo.
Lo studio è stato pubblicato su Geophysical Research Letters ed ha scoperto come la durata della siccità sia legata ai cambiamenti nella piovosità media, ma anche che l’intensità è strettamente correlata alla combinazione di piovosità media e variabilità nelle precipitazioni. Altre aree del Pianeta, come l’Europa centrale e le regioni in cui è presente la foresta boreale, diventeranno più umide e vedranno periodi di siccità più brevi, in linea con l’aumento delle precipitazioni medie.
Un altro studio, pubblicato su Science, ha sottolineato come la vita di larga parte delle specie ittiche, nei mari ed oceani globali, sia a rischio proprio per il surriscaldamento. I ricercatori hanno dimostrato che gli embrioni e gli adulti in fase riproduttiva sono più suscettibili al riscaldamento degli oceani. Nello scenario peggiore di 5 °C di riscaldamento globale, fino al 60% delle specie ittiche di tutto il mondo non sarebbero in grado di far fronte alle temperature estreme, in uno scenario fino al 2100.
In precedenza si pensava che solo il 5% delle specie ittiche avrebbe avuto difficoltà a far fronte al 5 °C del riscaldamento globale, ma ciò si basava sull’analisi dei soli pesci adulti.