E’ stato pubblicato e presentato il nuovo Rapporto ISPRA “Gli indicatori del clima in Italia nel 2019”, con un messaggio chiaro: il 2019 si colloca al terzo posto fra gli anni più caldi dal 1961.
Il picco di anomalia è stato nel mese di giugno ed in particolare al Nord, con +4.25°C, e nei giorni finali del mese. Nel 2019 non sono mancati eventi estremi, come, tra i più noti, l’ondata di maltempo che il 21 ottobre ha investito Liguria e Piemonte, con località che hanno visto oltre 400 mm di pioggia caduti in 24 ore, centinaia di persone sfollate ed una vittima.
Si sono poi verificate frane e smottamenti, piogge alluvionali a Matera e ripetuti episodi di acqua alta a Venezia con livelli di marea fino a 187 cm, evento eccezionale che ha provocato ingenti danni al patrimonio artistico della città.
Tra le informazioni più importanti e significative va sottolineato come il 2019, con +1.56°C, sia stato il 23° anno consecutivo con anomalia positiva di temperatura rispetto al valore climatologico di riferimento 1961-1990; otto dei dieci anni più caldi della serie storica sono stati registrati dal 2011 in poi.
Tale andamento è analogo a quello della temperatura superficiale dei mari italiani.
Il 2019 si colloca al settimo posto dell’intera serie storica (+0.83°C), ed ha registrato anomalie positive in tutti i mesi ad eccezione di gennaio e maggio.
Riguardo le condizioni di siccità, i valori più elevati del numero di giorni asciutti nel 2019 si registrano a Catania (318 giorni); valori elevati si osservano anche in Pianura Padana, su Liguria di Levante, sulla costa toscana e del Lazio settentrionale, sulle coste adriatica, ionica e su gran parte di Sicilia e Sardegna.
Riguardo le condizioni di siccità, i valori più elevati del numero di giorni asciutti nel 2019 si registrano a Catania (318 giorni); valori elevati si osservano anche in Pianura Padana, su Liguria di Levante, sulla costa toscana e del Lazio settentrionale, sulle coste adriatica, ionica e su gran parte di Sicilia e Sardegna.