Le ondate di caldo che hanno colpito Europa, Nord America ed Asia nel 2018 (e che si stanno ripetendo nel corso dell’estate 2019) sono state scatenate dal cambiamento climatico. Un nuovo studio, presentato all’ultima riunione della European geosciences union a Vienna, lo conferma dopo aver analizzato le ondate di calore che hanno coinvolto 17 Paesi nordamericani, europei e asiatici.
Tra maggio e luglio del 2018 hanno colpito il 22 per cento dei terreni agricoli e delle aree popolate dell’emisfero settentrionale, comprese alcune regioni di Canada, Stati Uniti, Russia, Giappone e Corea del Sud. Centinaia di persone sono morte, la produzione agricola si è ridotta e anche quella di energia elettrica è diminuita.
L’estensione delle aree colpite dalle ondate di caldo nell’estate del 2018 è stata superiore a quella del 2010 e del 2012. Secondo i ricercatori, se la temperatura media globale aumenterà di oltre due gradi rispetto ai livelli preindustriali, un’estate come quella del 2018 diventerà la norma. Se invece l’aumento delle temperature si manterrà entro gli 1,5 gradi, l’emisfero nord avrà estati come quella del 2018 due volte ogni tre anni. Un altro elemento da tenere presente è che il caldo potrebbe diventare presto insostenibile nella maggior parte delle case, a meno di ricorrere a condizionatori dannosi per il pianeta. Molte persone potrebbero essere costrette a lasciare le città per evitare l’effetto “isola di calore”, il surriscaldamento causato dall’intensa urbanizzazione.