Secondo un recente studio del Politecnico di Torino le città italiane sono in ritardo nel predisporre piani di adattamento ai cambiamenti climatici e soprattutto alle cosiddette bombe d’acqua, che stanno crescendo di numero e intensità. La ricerca, pubblicata su Geophysical Research Letters, ha messo in rilievo nuove evidenze sul rischio climatico che derivano da una banca dati che unisce eventi storici e rilevamenti dalle reti di monitoraggio regionali. L’indagine esamina in particolare i nubifragi estremi nel nostro Paese e conclude che in alcune aree la loro intensità sta effettivamente aumentando.
Le piogge torrenziali intense e concentrate in pochissime ore sono sempre più spesso causa di vittime, stop alle infrastrutture di trasporto ed allagamenti degli esercizi commerciali.
L’indagine si basa su una banca dati che non ha precedenti in Italia, costituita da circa 5.000 stazioni che hanno funzionato nell’arco di un secolo a partire dal 1915. La frequenza e l’intensità delle bombe d’acqua mostra tendenze all’aumento nel tempo a causa della maggiore capacità dell’atmosfera di immagazzinare vapore d’acqua, grazie al riscaldamento globale. Inoltre il ritmo con cui i record di intensità vengono superati è cresciuto solo nell’ultimo decennio e solo in alcune aree geografiche dove si ripetono ciclicamente fenomeni estremi.